A sud della via Emilia, una concentrazione di punti abitati punteggiano il pedecollina e le prime pendici a partire dai rilievi della Croara e dalla zona immediatamente antistante. Si tratta di complessi per lo più di medie dimensioni, che rispettano la consueta associazione di funzioni abitative e produttive in aree naturalmente vocate allo sfruttamento agricolo.
Le principali evidenze del versante sanlazzarese si ubicano a Ca’ Rossa e presso Villa Acquabona, recentemente oggetto di indagini archeologiche preventive (inedite), che nel toponimo stesso iscrive la motivazione della scelta insediativa in presenza di risorse idriche di ottima qualità provenienti dalle alture del Bellaria. Lo testimonia il rinvenimento di grandi tubazioni in terracotta per l'adduzione dell'acqua.
Quanto al sito di Ca’ Rossa, si tratta di un complesso rustico di ampie dimensioni (superficie stimata in 3.000 mq) in cui era presente ancora in posto una pavimentazione in opus spicatum coprente un’area di poco meno di 20 mq. Raccolte di superficie e sondaggi circoscritti hanno restituito un insieme di reperti fittili con abbondante materiale anforico, presumibilmente in relazione con pratiche di viti-vinicole favorite dalla buona esposizione del pianoro e dalla ricchezza delle falde idriche, utilizzate anche per l’alimentazione di un pozzo di servizio e incanalate attraverso una serie di tubature in terracotta. Il complesso è attivo fra l’età augustea e il III-IV sec. d.C.