La necropoli delle Caselle ha restituito più di una tomba femminile con ricco corredo, a dimostrazione che nel corso del VII secolo a.C. il benessere si è generalizzato ed è in ascesa un ceto aristocratico nelle cui mani va concentrandosi il potere economico.
La sepoltura n. 25, con la sua fastosità e l'altissimo numero di suppellettili (104 unità), richiama magnificamente l'immagine di una dama locale che volle lasciare il mondo terreno fornita di ogni bendidio e di tutti quegli "indicatori" che, lei vivente, ne avevano additato agli occhi dei conterranei la facoltosità e il lignaggio.
La sua sepoltura, insieme a quella della defunta n. 26 probabilmente a lei legata da vincoli di consanguineità, si distingue nettamente nel panorama delle tombe vicine per la vastità del corredo e per le dimensioni della fossa, forse segnalata all’esterno da una pietra tombale.
Più ancora del vasellame da banchetto, presente con molti e svariati recipienti, anche metallici, colpiscono la copiosità e l'assortimento degli ornamenti personali e dei beni di lusso. La parure di gioielli conta ad esempio più di trenta fibule, caratterizzate da parecchie e diverse fogge e dall'uso di materiali anche alternativi al bronzo.
Fra i pezzi solo metallici vi sono tipi a navicella o a sanguisuga con l'arco decorato da ornati geometrici o sormontato da figurette di galletti ed anatrelle. Fantasiosissime sono poi le fibule il cui arco è rivestito da perline di vetro colorato, giallo, blu, bruno, da noccioli d'ambra, da grossi vaghi in osso con castoni in ambra. Davvero particolare, infine, appare la fibula formata da un grosso nocciolo di pasta vitrea nera percorsa da zig-zag e cerchielli gialli.
Superbamente raffinato per la sua semplicità, unita al fascino esotico del materiale, risulta anche il bracciale d'avorio ad anello rigido.
Un posto di assoluto rilievo meritano gli attrezzi per la filatura che raccolgono, insieme ai più consueti rocchetti e fusaiole in terracotta, oggetti solitamente rari e preziosi come un fuso e due conocchie in bronzo. Vi si uniscono una fusaiola di pasta vitrea e una conocchia con il fusto tutto decorato da elementi in osso, la cui fragilità e scarsa funzionalità ne dichiarano un uso assolutamente non pratico: essendo assai più simile ad uno scettro, il manufatto ha valore simbolico come allusione all'arte della filatura e al controllo/cura dei lavori femminili che la "padrona di casa" esercitava in quanto appartenente alla classe sociale più elevata.
Alla stessa funzione sono certamente collegati i due specialissimi reperti conosciuti come tintinnabuli, con il relativo mazzuolo. Assodato che si tratta di oggetti destinati ad emettere suoni a mo' di piccoli gong, la loro interpretazione non è però chiara. Il fatto che siano spesso presenti nei corredi femminili più prestigiosi associati ad oggetti per la filatura e che uno di questi esemplari raffiguri addirittura scene di una dama che fila e tesse in compagnia delle ancelle, li collega direttamente a tali pratiche muliebri, di cui forse dovevano scandire ritualmente i tempi.
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